I CAPPUCCINI IN ALESSANO

A cura di:

ROBERTO FRANCAVILLA

“…perchè noi siam come il mare,

che riceve acqua da tutte le parti,

e la torna a distribuire a tutti i fiumi”.

A. Manzoni:

 “I Promessi Sposi”

 

Sotto il sole di mezzogiorno, di un caldo giorno d’agosto, mentre mi accingevo a varcare la soglia della chiesa dei Cappuccini, per raccogliere informazioni ed immagini destinate a questo lavoro, fui colpito dalla presenza di un adulto e due bambini presso la porta del Convento dei Frati. L’uomo, che mostrava un portamento stanco ed affaticato, doveva essere certamente il padre di quei fanciulli, a giudicare il modo con cui stringeva, con le sue  mani, quelle dei due piccoli. Dall’aspetto sembravano essere stranieri. La povertà del loro vestire e la circospezione con cui si muovevano ne erano la conferma.

Mentre li osservavo, sotto quel sole inclemente, uno di loro bussò alla porta che, in breve tempo, si aprì. Le tre figure scomparvero per ricomparire, il tempo di qualche foto alla facciata del monastero, con un sereno sorriso sul volto e qualcosa in più nelle mani che i bambini stringevano con particolare attenzione e cura.

La serenità che traspariva dal volto di quei “viandanti”, nel rinfrancarmi il sentimento di benevolenza per quanto certamente era accaduto, mi portò indietro nel tempo, ai giorni dei miei studi. Rividi il mio professore di lettere del liceo classico, ricordai l’amore per il Manzoni che seppe “inculcare” in noi studenti, e ritornò alla mente la figura di fra Galdino, il miracolo delle noci e la conclusione del suo racconto: “…perchè noi siam come il mare, che riceve acqua da tutte le parti, e la torna a distribuire a tutti i fiumi”.

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Sono trascorsi alcuni anni da quando Padre Roberto mi parlò per la prima volta di una ricerca storica, da lui realizzata, ed espresse il desiderio di  farla conoscere alla nostra comunità. L’impegno che l’A.P.A. assunse allora si è potuto concretizzare solo in questi giorni. Il ritardo ha comunque portato ad un arricchimento dei contenuti e delle illustrazioni a corredo delle notizie storiche, che, benché essenziali, offrono una ricostruzione storica completa ed attendibile.

La lettura delle prime bozze mi hanno riportato ai ricordi di un tempo, quando la presenza dei Frati era più visibile e la loro partecipazione alla vita locale incisiva e solidale.

Più numerosi di quanto non lo siano oggi, i Frati erano presenti in quasi tutte le principali manifestazioni popolari, dalle religiose a quelle civili.  Presenti nelle famiglie, assolvevano a numerosi compiti liturgici e di conforto alla popolazione bisognosa.

La loro preghiera accompagnava il pianto delle donne accanto alle salme dei defunti. I loro cori invitavano al raccoglimento durante le cerimonie religiose. Per le strade, durante le principali feste religiose, sfilavano ordinatamente, con raccoglimento e devozione. Il due novembre, poi, in quello che una volta era il cimitero della nostra comunità,  gruppi di frati, per lo più novizi, elevavano preghiere a suffragio dei nostri cari.

La piccola ma singolare chiesa, che ti inebria d’un profumo particolare, e invita al silenzio ed al raccoglimento, continua ad essere frequentata da quanti, anche dai paesi vicini, cercano un momento di intensa preghiera e riflessione.

Attraverso il Terzo Ordine Francescano, il messaggio del “Poverello di Assisi” rivive nelle famiglie, dove, riposto in qualche cassetto il cingolo e lo  scapolare, che nelle manifestazioni religiose i terziari  ostentano con mal celato orgoglio, attestano l’appartenenza alla grande Famiglia di San Francesco.

Tra le tante, una singolare figura di monaco, rimane nella memoria di quanti hanno potuto apprezzare i servizi di questa comunità di Frati: il questuante. Un amico per molti, una presenza di povertà e di cristiana testimonianza per tutti, ma anche un’occasione di curiosità per noi piccoli ragazzi.

Sandali ai piedi, un semplice saio, a testimonianza della povertà evangelica, una corona di capelli sul capo e una bisaccia sulle spalle: era questa la figura di Fra Bernardo e Fra Pacifico, monaci questuanti che, negli anni cinquanta e sessanta, percorrevano giornalmente le strade della nostra cittadina e dei paesi vicini.

In quella bisaccia la testimonianza della carità cristiana,  la generosità della popolazione, ma anche il conforto per i più poveri della comunità che ai frati si rivolgevano per avere consolazione alle proprie miserie.

Ma più che materiale è di natura spirituale, di testimonianza evangelica basata sui valori  di fraternità, povertà e solidarietà il dono che i Cappuccini, nel tempo, hanno donato alla nostra comunità. La loro presenza, accanto ai servizi religiosi, ha assicurato, ieri e continua oggi, parole di conforto per i delusi, speranza per i giovani, accoglienza per i bisognosi. Una presenza sempre discreta, silenziosa ed efficace.

Il rapporto della popolazione con i Cappuccini è stato sempre intenso e carico di affetto. Gli alessanesi, come si racconta nel testo, hanno fortemente voluto la loro presenza e contribuito alla ricostruzione del Convento con manodopera, donazioni e offerte. La stima e la riconoscenza, che sono sempre esistite, sono testimoniate da una consuetudine che forse dovremmo rispolverare: un tempo alla mensa dei Frati il pane giornaliero era assicurato, a turno, dalle famiglie di Alessano

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L’A.P.A., che da anni cerca di valorizzare la storia, i personaggi, le tradizioni ed il territorio, non poteva rimanere indifferente alla richiesta di raccogliere, conservare e tramandare quelle notizie essenziali che fanno della presenza dei Cappuccini in Alessano un elemento, tra i pochi rimasti, di ricchezza e vanto della Città.

E, cogliendo l’occasione del 75° anniversario del ritorno dei Cappuccini tra la nostra gente, l’Associazione ha voluto soddisfate la richiesta di Padre Roberto e rendere merito anche al suo attento e minuzioso lavoro di appassionato della storia dei Cappuccini e del nostro territorio.

Nel realizzare l’impegno assunto, l’A.P.A. augura che la presenza dei Frati Cappuccini si rafforzi e continui nel tempo, con l’augurio che Alessano sappia valorizzare al meglio le potenzialità di questa magnifica comunità cristiana per la crescita sia morale che civile dell’intera popolazione locale.

Antonio Melcarne

Presidente dell’A.P.A.

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Il volume è disponibile presso le librerie locali e può essere richiesto direttamente all’Associazione A.P.A.